Prima e dopo I Visigoti

 

Dopo via Ripetta, il “FOTOGRAMMA” si è trasferito a Piazza Barberini dove Giovanni Semerano - sempre in movimento - organizzava edizioni e mostre, video installazioni, performance. Inoltre Giovanni curava PHOTOGRAMMATICA, il mese della fotografia a Roma, insieme a Cesare Nissirio: la Rassegna Internazionale di Arte Fotografica, iniziata nel 1992.
Qualche anno dopo avrei vinto il Premio Sebastiano Oschmann Gradenigo per la fotografia con i miei collages, ed ero raggiante. PHOTOGRAMMATICA coinvolgeva gallerie, musei di fotografia e spazi espositivi come Il San Michele (sul lungotevere) e l’Acquario Romano (nei pressi della stazione Termini), Palazzo Barberini. Durante gli allestimenti si lavorava in armonia, movimentati dall’energia vitale di Giovanni, estremamente contagiosa. Artisti affermati o appena nati si trovavano fianco a fianco, non si respirava aria gerarchica, tutto era avvolto da una magia provocata dall’insieme poetico di persone di vario genere e carattere che lavorano nella stessa direzione: gente pronta ad insegnare e predisposta ad imparare per rinnovarsi.
Mentre organizzavamo i Visigoti, due volte a settimana, andavo al “FOTOGRAMMA” di via Ripetta a far vedere a Giovanni Semerano lo sviluppo del lavoro. Parlavamo dell’allestimento e delle varie cose da fare, arrivavo dalla stazione a piedi e attraversavo la galleria Sciarra dove un artista di strada, Fausto Delle Chiaie, disegnava a terra dei treni colorati pieni di gente: erano convogli che conducevano alla fantasia. Oltre ai Visigoti portavo a far vedere a Giovanni i miei lavori fotografici, scultorei o teatrali. Lo trovavo seduto dietro la sua scrivania circondato da libri, bozze di cataloghi, quotidiani e fogli vari, sempre intento a scrivere a leggere a telefonare. Mi sedevo sulla poltroncina, aprivo le mie pesantissime cartelle e gli mostravo quello che stavo facendo; gli raccontavo i miei motivi e lui ascoltava, faceva domande, mi apriva nuove prospettive. Pochi mesi dopo la mostra I Visigoti, ho esposto le sculture di “Implosioni” con le fotografie di Franco Barbieri che ne rivelavano i particolari, poi, da quel momento, il “FOTOGRAMMA” è stato la mia casa. Semerano spesso mi chiedeva di partecipare a mostre collettive a Roma e a Calcata, dove Giovanna Colacevich e Giuseppe Salerno avevano degli spazi espositivi. Ricordo con molto piacere una mostra a cura di Francesca Vitale “D’APRES CLAUDE CAHUN” autoritratto al femminile, esposta all’Accademia delle Arti e delle nuove Tecnologie in via Benaco. Io stavo lavorando con Antonio al nostro primo e unico film girato in pellicola, EScoriandoli, e soffrivo l’ambiente. Ero disgustata dalla pressione produttiva, oppressa dal maschilismo: nell’autoritratto ho raccontato tutto il malumore di quel periodo, riacquistando poi la calma che mi era necessaria in quel momento. Nel collage mi descrivo come una creatura mitica in movimento che dopo un percorso visivo variegato si trova chiusa in una piccola scatola trasparente. Giovanni, hai aperto quella scatola e io sono volata lontano. Non finirò mai di ringraziarti.

Flavia Mastrella

"Creare non significa deformare o inventare persone e cose. Vuol dire stringere fra persone e cose che esistono, così come esistono, rapporti nuovi."

(Robert Bresson, Note sul Cinematografo, ed. Marsilio)

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