E’ difficile oggi definire cosa è La Camera Verde. Dopo tanti anni, precisamente dal 1999, questa Stanza apre sempre la propria saracinesca su via Giovanni Miani. La Camera Verde è una galleria d’arte, è una sala di proiezione, è una casa editrice, è luogo d’incontro e pensiero. La Camera Verde è un’idea. Dopo tanti anni siamo ancora qui a stampare libri, a proiettare film, a fare film, a scrivere libri e ad andare avanti con il sogno in tasca.
Quale sogno? Quello di Achab ma anche quello di Ismaele ma soprattutto quello di Melville, perché alla fine saremo in grado di raccontare tutta la nostra storia. E dentro i numerosi programmi dei numerosi anni trascorsi (dove ogni cosa fatta ha un libro) troviamo tanti viaggi, tante persone, tanti sguardi. E ogni cosa sembra avere il giusto tempo, ogni cosa risponde al tempo. Perché ci ricordiamo. La Stanza vuole la Compagnia, e fuori e dentro le strette mura sembra aggirarsi Buster Keaton in quel Film che Samuel Beckett trascinò nel tempo. La Camera Verde attraversa i film, le opere dei registi, attraversa la poesia, i campi dell’arte, la Stanza stimola e genera senza perdere di vista l’orizzonte della propria avventura. Avventura intesa come processo della coscienza e dello studio e soprattutto delle relazioni umane. La Camera Verde cerca quell’esperienza e di essere presente ad essa. Non considera quei meccanismi che mirano al presenzialismo attraverso la ricerca della visibilità piuttosto che alla creazione di un’opera davvero utile e necessaria; è avvezza ai nascondigli, ai mascheramenti, la Stanza ha un’allergia verso le sistematiche convenzioni che mischiano tutto. La Stanza non vuole perdere tempo. La Stanza proietta Un Chant d’Amour di Jean Genet, Une partie de campagne di Jean Renoir, Germania anno zero di Rossellini, In girum imus nocte et consumimur igni di Guy Debord, FilmSocialisme di Jean-Luc Godard, Quei loro incontri di Danièle Huillet e Jean-Marie Straub, Gertrud di Dreyer…e Cassavetes, e Welles, e Nicholas Ray, e Samuel Fuller…l’elenco è in verità infinito, come fare a mettere tutti i nomi? Robert Bresson, John Ford, Pasolini, Truffaut, Dreyer, Murnau, Nicholas Ray, Orson Welles, Maya Deren, Bergman, Jarman, e Man Ray, e di seguito Delacroix, Cézanne, Casagemas, Duchamp, Capa, Bach, e anche Zappa, e Albinoni, e Kafka, e Kant, Wittgenstein…l’elenco dei nomi è infinito, ma è preciso. L’elenco non ammette errori. Come infinito è l’elenco delle persone che lavorano e vogliono bene alla Stanza, tanti i nomi che questo sito raccoglie e raccoglierà. E allora andiamo avanti almeno fino al 2027, poi speriamo di trovare le giuste rotte affinché l’esperienza possa portare la bellezza verso sguardi responsabili.
Buona Visione.
"Creare non significa deformare o inventare persone e cose. Vuol dire stringere fra persone e cose che esistono, così come esistono, rapporti nuovi."
(Robert Bresson, Note sul Cinematografo, ed. Marsilio)