LA TOUR EIFFEL
di Pierre Martin
I
di Gians.
Prologo.
In questi giorni il covid 19 ci costringe a restare in casa. La cosa curiosa, è che, restando a casa, la televisione è costantemente accesa e il computer anche, e il bombardamento da effetto continuo stile Quinto potere, Videodrome, ma anche Fharenheit 451 e Citizen Kane, La mort en direct e Ready Player One del buon Spielberg, non ci fa prendere sonno.
Non è cosa semplice non farsi prendere dal panico. La guerra massmediologica che la società dello spettacolo impone, supera qualsiasi film catastrofico. Siamo oltre rispetto a Virus letale, a World Z…eccetera. È evidente che siamo di fronte a un cortocircuito e quando si resta senza luce o abbagliati da una paura grande, c’è sempre qualcuno che se ne approfitta.
1. L’uomo dalla croce.
Le notizie, via via che il calendario del coronavirus si struttura in mesi, diventano sempre più curiose: ci sveglieremo in un alba rossa? Curioso lo sbarco russo a Bergamo all’hotel San Marco…curiosa dapprima l’altra notizia riguardante la Defender Europe 20…un tourbillon di espressioni! L’urlo: “Siamo in guerra!”, strinse i mortali in social catena e di bocca in bocca fa lo share. Riaccadrà di nuovo…qualcuno ce lo aveva detto. Cercheremo di trovare la chiave a stella per riordinare il tempo, una sottile linea rossa chissà per quali orizzonti di gloria, alla fine sarà quel maledetto treno blindato a fornirci la grande illusione di un grido di libertà.
2. The Day the Clown Cried (Il giorno in cui il clown pianse).
Dicono: restate chiusi a casa! E tutta l’Italia resta chiusa a casa. Qualcuno va a mettere l’inquadratura là dove c’è qualcuno che non rispetta la regola, per cui poi i mass-media tutti, impongono la diceria che gli italiani non rispettano la regola. E così dalla finestra accade che si urla: “delinquente!”, al poveretto che in tuta fa il giro del palazzo correndo. Si estremizza ogni cosa. Curioso quel governatore della Campania che praticamente fa degli show che lasciano la lingua asciutta. Come inguaiammo il coronavirus…Ciccio e Franco ci mancano.
3. Sul lago dorato.
Però la spesa riusciamo a farla. È talmente profonda la paura, che siamo tutti, profondamente e attentamente, allineati in fila, in silenzio, uno per carrello. E aspettiamo di entrare nel supermercato. Se non s’indossa la mascherina, lo sguardo che ti tiri addosso, è come quello che un assassino si sente, quando capisce che lo hanno scoperto. La cassiera è giustamente la persona più impaurita e fa quello che può per mantenere le giuste distanze fino alla fine del mondo.
LA TOUR EIFFEL
di Pierre Martin
II
4. Tutti a casa.
Ma se fosse La casa di Sam Raimi? Questo stare a casa per tante famiglie è l’inferno. Qualcuno ci sta rimettendo anche la vita. Volano i coltelli, le botte. Qualcuno volò sul nido del cuculo e tutti zitti se Jack esce di casa. E gli uomini vollero piuttosto le tenebre / che la luce. Non è detto che si tratti di un gatto nel cervello!
5. Cassandra Crossing.
La cosa è semplice: non ci hanno mai detto che la normalità era l’emergenza e che l’emergenza è il baratro. Il Covid 19 ha fatto uscire dalle gabbie una marea di persone istruite che straordinariamente hanno cominciato ad apparire tutti i giorni nelle varie trasmissioni televisive e che dall’alto della loro sapienza c’hanno accecato di paura e dubbi! Quasi fosse il compito del virologo: portare il virus là dove psiche accende tutte le proprie valvole psicotiche. Complimenti a tutti i virologi apparsi in maniera continuata e continuativa allo show supremo della benemerita società dello spettacolo. Chissà Einstein cosa avrebbe detto delle loro chiacchiere? E Godel? E Wittgenstein? Inutile interrogarci sulla nullità dei politicanti di mezzo mondo: Todo modo.
6. Nostalghia.
In questa situazione diciamo da rinchiusi, per evitare il peggio e soprattutto per evitare di aggravare il peso del lavoro vero che i medici veri stanno sopportando oltre qualsiasi ragionevole pensiero, restiamo a guardare e a pensare il tempo, chiusi in casa, passando da una camera all’altra. No, Trespassing. E il pensiero non poteva che riportare alla luce le tracce di vita amorosa che nella Stanza, hanno nel tempo, con il tempo, costruito il piacere dello stare insieme, di fare cose insieme, di dare forma alle più diverse espressioni. Per questo, ora, la Camera ricorda Pierre Martin, un grande amico, un grande artista, un uomo estremo che chissà cosa avrebbe detto di questa situazione un po’ da The Day After o da Sequestrati di Altona! Che quadro irriverente avrebbe fatto? Segno e aggressione alla tela, ma anche tanta ironia e gioiosa voglia di dissacrare i luoghi comuni. La sua pittura che sia su carta, ma anche su legno, o tela o sopra un tavolino da bar, non è mai stata distratta ma sempre estremamente concentrata a giocare su più piani, tra figura e astrazione, tra mancanze e attese. Odorata ginestra, contenta dei deserti…avremmo fatto il DIVOC 91 una serie di 8 quadri su carta formato 70x100! Oppure un piccolo libriccino sulla Corona e le Regine e i Re! O altra roba di questo secolo superbo e sciocco! O avremmo fatto la mostra: Cul de sac!
LA TOUR EIFFEL
di Pierre Martin
III
7. Fear and Desire.
Pierre Martin nasce a Paris il 22 febbraio 1951 e muore a Roma il 17 ottobre 2005. In Camera Verde diverse le mostre e le edizioni, ricordiamo: La mort dans l’ane, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, L’ermafrodito, Omaggio a Carl T. Dreyer, La Passione di Cristo secondo Pierre Martin, Quella villa dentro il cimitero, La Tour Eiffel, il volume con Rosario Giuliani e Enrico Pieranunzi: Omaggio a Chet Becker, e tanti i quadri, le idee, le cene le bevute, le passeggiate a mare, tanto il tempo attraversato insieme e che ora con questa piccola piegatura ritorna sul sito della Camera Verde come una finestra aperta dove il paesaggio che si apre è quello di una memoria viva, accesa, divertita e di fronte alla fine abbiamo sempre risposto con un inizio.
8. The Serpent’s Egg (L’uovo del serpente)
Fuori dalla Camera, ognuno nel proprio mondo. Dove andiamo? Troppi i morti che non hanno nome, chi resta se li vede andare via senza nemmeno porre una mano sulla bara. Troppi i morti, ma dopo saremo in grado di trovare le falle e ripararle bene, e mandare a casa gli innumerevoli incompetenti di questa storia? Le intermittenze della morte tra una dissolvenza incrociata e l’altra. Fermiamoci. Restiamo in silenzio, preparati: eccolo, ci siamo dentro: un mondo di marionette senza filtri, ogni uomo o donna ne è il protagonista e sotto il tappetto le storie di una vita incredibile. Si va a caccia con il capitano Nolan, non si può ingannare il diavolo, siamo i banditi del tempo. Hanno ucciso K, ora lo sappiamo.
Epilogo.
Il Covid 19 ci racconterà una storia tutta diversa da quella finora detta dai massmedia. Une Histoire d’eau, curvature appese a una memoria. Giace lo spirito che di contrabbando spande ovunque la lotta. Non moriremo tutti: uno zoom lento attraversa la forza e la ragione, è un eloge de l’amour
Di questo mal, che teco / mi fia comune, assai finor mi rido. / Libertà vai sognando, e servo a un tempo / vuoi di novo il pensiero, / sol per cui risorgemmo / della barbarie in parte, e per cui solo / si cresce in civiltà, che sola in meglio / guida i pubblici fati. / Cosi ti spiacque il vero / dell’aspra sorte e del depresso loco / che natura ci diè. Per questo il tergo / vigliaccamente rivolgesti al lume / che il fe’ palese: e, fuggitivo, appelli / vil chi lui segue, e solo / magnanimo colui / che sé schernendo o gli altri, / astuto o folle, / fin sopra gli astri il mortal grado estolle.
Buona visione.
"Creare non significa deformare o inventare persone e cose. Vuol dire stringere fra persone e cose che esistono, così come esistono, rapporti nuovi."
(Robert Bresson, Note sul Cinematografo, ed. Marsilio)