Morte di Theo Angelopoulos
“Travolto da una motocicletta di un poliziotto fuori servizio”. Recitano i dispacci d’ansa. E subito la domanda che ci viene violentemente in testa è: come è stato possibile? E si avverte tutto il peso di questa ultima inquadratura, una follia che disarma, proprio mentre le riprese del suo ultimo film erano cominciate, proprio quando la vita sembrava potesse riprendersi la sua eternità. Anche Volontè si piegò alla morte sul set del film Lo sguardo di Ulisse, sostituito poi da Erland Josephson. La morte entra ed esce dal cinema, come dalla vita, senza alcuna dissolvenza. Questa morte investita e improvvisa sgomenta e ci lascia vuoti, non solo del film che era in lavorazione, ma di un uomo che ha sempre combattuto attraverso il suo cinema l’ignoranza, il servilismo, la violenza, il potere, la mediocrità. Il suo movimento-sequenza esprime tutta la sua forza di uomo tra gli uomini. E il suo cinema ci resta dentro. Angelopoulos morto investito da una motocicletta di un poliziotto è qualcosa di astratto, che mal si addice all’intera opera del regista greco, è un’inquadratura reale che facciamo fatica ad accettare. Una distrazione? Se stavamo in film di Jacques Deray allora si, si poteva dire è stato ucciso apposta, perché poi dietro l’angolo c’era Alain Delon a fare l’indagine, per la ricostruzione del delitto. Ma qui? Ad Atene? Mentre l’ultimo capitolo della sua trilogia era appena cominciato, ecco che la motocicletta del poliziotto fuori servizio passa e lo investe procurandogli una profonda ferita sulla testa. E’ davvero assurdo. Un colpo di nebbia folle, uno sguardo fuori posto, una recita impossibile da digerire. Un volo inaudito. Non è possibile. Angelopoulos non è morto. E’ ancora qui, nel suo paesaggio fatto di lenti piani sequenza che tengono il tempo, tutto il tempo, passi sospesi che attraversano le polveri e le sorgenti di quel viaggio che lo ha portato a fare le immagini più difficili. Il suo cinema politico e attento, capace come pochi di scandagliare la follia del potere ha smesso di fare immagini, colpito da una motocicletta. I skoni tou hronou, possiamo solo cercare di vedere ancora e meglio, cercare di restare dentro le sue immagini, ora ci piace pensare che le sue api sono venute a prenderlo e a portarlo là dove i sogni non hanno bisogno né dei film né di alcuna immagine ma restano reali a fare la vita e sentire l’eternità e il giorno essere una sola cosa, possiamo solo portare una rosa, una rosa imperiale.
gians