19 agosto 2011, muore Raul Ruiz
Tutte le volte che muore un sognatore, perdiamo un pezzetto di luna, tutte le volte il tempo sembra arrestarsi. Tutte le volte il fumo sembra prendersi non solo la luce. Quando muore qualcuno capace di realizzare l’immagine al sogno noi restiamo orfani, muti, restiamo. Con Raul Ruiz perdiamo un regista capace di vedere, capace di trasformare, perdiamo il cinema non fatto e quello fatto. Perdiamo una mente capace di mettere non solo il sogno dentro il cinematografo. Chi ha conosciuto il regista cileno sa quanto fosse non solo capace di trovare le ombre, ma anche quanto fosse pirata, fuori e dentro la sua poetica. Il cinema di Raul Ruiz è qui, quanti titoli? Quanti film? Quasi 120 opere, e poi il teatro, ma è con l’immagine che il tempo di Ruiz si è misurato. La sua filmografia è epica. E’ il viaggio clandestino di un esule che sceglie il mondo, solitario ma capace come pochi ad attraversare i movimenti della mente. Kafka, Proust, Dante…le letture di Ruiz esplodono visioni, e la sua capacità di avvolgere e spingere la memoria oltre gli stati comuni del vedere, costituiscono oggi, il volume quasi enciclopedico della sua opera filmica. Genealogia di un crimine, Le tre corone del marinaio, La ville des pirates, Tre vite e una sola morte, ma anche Klimt, Dalì, e le molteplici utopie che hanno attraversato l’immagine di Ruiz, sembrano costruire il testo di una novella, che ora, che il tempo pare essersi fermato, ci viene in superficie con una leggerezza e una tenerezza che sono e sanno di essere rivoluzionarie. Perché il suo cinema nasce da una sconfitta, da una necessità, Ruiz fa il cinema e quando gli esplode dentro il Cile, Allende viene ucciso, Ruiz lascia la sua terra, lascia gli amici, lascia il cinema della sua patria, e comincia un percorso incredibile, da esule, senza sponde, o approdi, si c’è Parigi, ma Raul Ruiz è cileno, sa che la sua terra ha orizzonti pieni di cielo e di luce. E quel cielo e quella luce sono soltanto di alcune terre, (come amava dire). Ucciso il corpo del sogno, Ruiz comincia una resistenza credo unica e rara nel panorama cinematografico mondiale. Ruiz costruisce a partire dall’idea una storia del cinema politico, e costruisce frammenti, spezza le sue storie, le deforma, le impoverisce, non resta soggiogato dalle trame e i decori di un certo modo di fare il cinema, cerca il punto non solo della partenza e di ciò che si perde, ma si mette sempre al margine, e piano piano costruisce un corpo che della memoria ha la sua materia. E fa questo con Proust con Hugo. Le parvenze che lo portano anche a ricevere i consueti premi dei consueti festival, in verità non lo distraggono, Ruiz è un anarchico. E anche quando il suo piano sequenza si fa avvolgente, fuori e dentro le nebbie del cinema convenzionale, ecco che la sua cinepresa in verità racconta altro, ci fa vedere altro, e questo altro è in quel mondo delle idee che Ruiz ha sempre costruito. E così quando nella sequenza del Tempo ritrovato, Proust è seduto, sognante, quasi alieno tra le signore e i signori di quella borghesia imperante, che impera tutt’oggi, volti e figure che sono totalmente fuori fuoco, non possiamo non pensare, non possiamo non comprendere che in quella testa, o meglio in questa cinepresa, si registra una rivoluzione. Ovvero in questo caso l’idea di Proust. Ruiz filma l’idea di Marcel Proust. Ruiz crea visioni e rifugi, fa film per una necessità, Ruiz è uomo che guarda e molte di queste cose che guarda le raccoglie nei suoi film, non ha la follia di chi crede che il cinema o la poesia siano il centro del mondo, il suo cinema è il cinema di un limite, il limite di fermare ciò che non si ferma mai: il guardare. E il guardare a seconda dei punti di vista è molteplice. E I misteri di Lisbona, film portoghese, è il crocevia di un filmaker che trova lo spazio e il tempo della propria passione, di muovere quella cosa strana che risulta essere sempre la macchina cinema, dentro una storia di attese e di assassinii e di un amore incredibile che non si può tacere, non si può non filmare, non si può dimenticare. Raul Ruiz sarà sepolto in Cile, là dove le idee fanno il corpo della rivoluzione. Ruiz è stato un temerario, è stato un marinaio incredibile, un uomo di idee, un viaggiatore instancabile,che come pochi ha saputo raccontare la sua storia, la storia che ha vissuto.
Il suo cinema ci mancherà, come sempre del resto, ci ha sempre mancato.
Giovanni Andrea Semerano